Poesie di Giovannina Vecchione
Essere innamorati è uno stato dell’anima difficile da descrivere, ci sentiamo disorientati, decentrati, sospesi al di là del mondo in un’isola che non c’è. Essere innamorati è cosa sovrannaturale. Vivere pienamente significa attraversare questo spazio eterno di dolore e di estasi per entrare in contatto con qualcosa di sconosciuto, infinitamente più ricco, forse anteriore alla nostra stessa esistenza. Ma tutto ciò lo scopriamo solo quando veniamo attraversati, sovrastati, quando smarriti finiamo per inseguire l’unica promessa, mai mantenuta, di felicità.
Giovannina Vecchione scrive dieci lettere in versi … “dall’altra parte dell’infinito”. A chi sono destinate ? Ad un amore inaccessibile e misterioso? Forse a noi lettori, per renderci partecipi di quel sentimento ineffabile, attraverso il quale celebriamo ogni volta l’unicità della vita, di ogni vita. Parole che ci fanno vivere mentre descrivono la magia di un incontro, l’ansia, la solitudine, la colpa, l’abbandono, le bugie, il silenzio, il panico, il precipizio, la morte…
L’esperienza più sconvolgente e trasformativa che ognuno di noi è chiamato a vivere è innegabilmente quella dell’incontro, inteso come possibilità di “resa”, di abbandono delle nostra corazza difensiva e di condivisione profonda con un altro essere umano. Nell’ esperienza amorosa ci troviamo aggrovigliati, intrecciati con stretti nodi, difficili da sciogliere, a quell’ altro che è allo stesso tempo lo specchio del nostro dolore. Rimaniamo incantati e veniamo, per così dire “rapiti” da colui che incarna la nostra immagine ideale, per accorgerci poi che la persona amata ha il volto dei nostri più reconditi fantasmi. Ogni incontro significativo è in verità un incontro con noi stessi, anche se quasi mai ci accorgiamo che “l’altro” siamo noi.
Vivere pienamente non è qualcosa che si puo raccontare, solo il linguaggio poetico fa eccezione. Tra i versi di Giovannina leggiamo:
Intanto per conoscere ha bisogno che qualcuno lo guardi.
Intanto per sentire quello che vive ha bisogno che qualcuno lo ami.
Intanto per ritrovare se stesso ha bisogno di percorrere la strada di casa,
una casa calda e accogliente, col camino acceso e la legna che arde scoppiettante.
E’ vero questa casa non esiste, la deve creare dal nulla.
“Essere io” proviene da una fonte misteriosa, da quel “nulla” irraggiungibile descritto poeticamente dall’autrice, è qualcosa di inebriante e sconosciuto a molti. La poesia di Giovannina è una disperata domanda sul senso ultimo dell’esistere e la ricerca continua di sé nel volto nascosto della realtà.
Un viaggio che conduce nei meandri più profondi del proprio mondo interiore passa inevitabilmente attraverso la solitudine: “la sapienza dell’anima porta il peso della solitudine”, scrive Giovannina mentre, persa in un labirinto senza vie di uscita, cerca disperatamente l’ineffabile e misterioso ‘altro’.
“L’amore è un concetto estensibile che va dal cielo all’inferno, riunisce in sé il bene e il male, il sublime e l’infinito.”, afferma Jung. Da sempre amore e conoscenza viaggiano insieme in una inscindibile e dolorosa fusione di tutti gli aspetti fondamentali dell’esistenza. Viene in mente Kafka che in Lettere a Milena scrive: “Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.”
“Ogni domanda è una lama affilata” sottolinea ancora Giovannina. Attraverso la sua penna/pugnale la relazione d’amore viene sviscerata, ma riesce ancora ad eludere, ogni volta l’interrogativo.
pericolo Quando mi assale la fine del mondo, sono in pericolo.
IL SENSO SI NUTRE DELLA SOFFERENZA
Ho perso me COME UN AVVOLTOIO DI CARNE CRUDA
Come in un puzzle, i cui pezzi si uniscono a formare un disegno più ampio, le poesie di Giovannina ci offrono un responso severo, a volte crudele, sulla vita, sull’amore, sul destino dell’uomo: una risposta tutta personale, al dolore del mondo e una sfida all’insensatezza dell’esistenza.
“Ogni fenomeno che concerne l’universo umano – la crescita, l’amore, la creatività – si deve confrontare col suo lato oscuro, con la sua morte, per scoprire che, forse, ciò che ci limita e ci tradisce è anche ciò che ci determina e ci svela”, scrive Aldo Carotenuto.
In questo momento di crisi planetaria che stiamo attraversando, nel quale siamo chiamati a rivedere i nostri progetti, valori e concepire nuovi propositi, Giovannina, attraverso l’enigma dell’amore, ci descrive un sofferto viaggio interiore, forse un tentativo di risaldare le dolorose fratture. Cos’è l’amore? Dove ci porta? L’autrice barcolla nel buio, nel tentativo di rispondere a tali immensi interrogativi ed esorta il lettore ad una profonda riflessione che colloca il processo amoroso al centro di un percorso individuativo. E’ solo attraverso la perdita di noi stessi, nel disorientamemto e nella solitudine che ci viene mostrato, oltre il mistero, un barlume di “verità”.
Virginia Salles