Recensione: Il gioco delle passioni (Aldo Carotenuto)

Aldo Carotenuto

Il gioco delle passioni (nuova edizione a cura di Erika Czako)

 

                                      Recensione di Virginia Salles

Ancora una volta l’Amore, nelle sue infinite sfaccettature, si fa sentire e si racconta attraverso la penna di Aldo Carotenuto, appassionato ed esperto divulgatore in campo psicologico delle passioni, delle gioie e dei supplizi dell’anima nella dolorosa ricerca di sé stessa attraverso l’Altro. Questa nuova edizione di ‘Il gioco delle passioni ‘(Bompiani, 2023) è stata arricchita dalla trascrizione delle ultime lezioni, riguardanti proprio il tema del rapporto tra eros, psiche e sessualità, impartite dall’autore alla Sapienza nell’anno 2004.

“Se fosse ancora vivo, Aldo Carotenuto continuerebbe ancora a scrivere altre pagine sul mondo dei sentimenti, delle passioni e delle sofferenze che da esse scaturiscono?” si domanda Erika Czako nella introduzione a questa nuova edizione.

 Credo proprio di sì, dato che scrivere era il suo modo di mantenersi in equilibrio sul ciglio dell’abisso dell’esistenza ed evocare il demone dell’amore era il mezzo attraverso il quale esplorava la vita, la sua stessa vita “spericolata”. Come ci ricorda Carotenuto occorre coraggio per “cadere in amore” (to fall in love), per scrollarci di dosso le nostre false identificazioni e aprirci alla follia di trascendere noi stessi. L’amore per Carotenuto esula dalla relazione uomo-donna e entra anche nel setting, dove, secondo l’autore di “Eros e Pathos”, costituisce la sostanza stessa della terapia.

 Da questo punto di vista Carotenuto era come “materia incandescente”, vero e proprio catalizzatore del percorso individuativo.  Il “vero analista”, sosteneva, è colui che ha saputo evocare, prima di tutto in sè stesso, il demone dell’amore che caratterizza le varie fasi del percorso analitico: il maschile rimosso nella donna ed il femminile rimosso nell’uomo. (Mi riferisco qui alla controparte sessuale: ai principi Maschile e Femminile presenti in ognuno di noi e non all’identità biologica).

Tra tutte le grandi polarità dell’universo con le quali prima o poi siamo chiamati a confrontarci … il bene e il male, la libertà e la prigionia, il femminile ed il maschile, l’umano e il divino … la coppia archetipica uomo-donna è quella dove gli opposti maggiormente si attraggono, ma è allo stesso tempo anche la polarità più difficile da ricongiungere. L’unione profonda tra un uomo e una donna rappresenta un’occasione imprescindibile per unire e integrare tutti gli opposti presenti in ognuno di noi (il mysterium coniunctionis junghiano). Ogni esperienza vissuta o anche sofferta durante questa via ha un significato che va molto al di là della dimensione fisica ed è un’insostituibile palestra evolutiva, oggi più che mai necessaria a tutti noi.

Credo che il richiamo esercitato dalle lezioni di Carotenuto all’università, nelle quali, oltre agli studenti, affluivano anche persone che apparentemente nulla avevano a che fare con gli studi universitari, sia dovuto proprio a questo fluire attraverso di lui di qualcosa che ci tocca profondamente, qualcosa difficile da definire : coraggio di vivere, autenticità, richiamo dal profondo. Nell’alternarsi delle vicissitudini della sua vita, nel proprio travaglio esistenziale Carotenuto è sempre riuscito a mantenere in vita il suo “fanciullino interiore”, la fonte propulsiva della sua traboccante creatività. Il Puer, l’eternamente bambino (e Aldo Carotenuto in un certo senso lo era), come l’artista, è colui che riesce a contattare la propria intima verità ed esprimere attraverso le proprie opere il significato profondo delle cose del mondo, qualcosa che percepiamo da sempre come carico di mistero e fascinazione: parole vive, che a volte destabilizzano e mettono anche scompiglio nelle nostre vite, ma che lasciano sulla carta un segno indelebile.

Un libro da leggere, assaporare e metabolizzare. Un invito alla riflessione e al confronto critico tra lo spirito che animava il testo originale pubblicato nel 2002 e le considerazioni che emergono, tra amarezza e disincanto, nelle ultime parole pronunciate davanti ai propri studenti.