Il matrimonio tra il Cielo e la Terra

Il matrimonio tra il Cielo e la Terra

 

 

 

 

Nel racconto biblico della cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, Dio pone i Cherubini a custodire la via all’Albero della Vita e sul coperchio del Tabernacolo – il cofano di legno e di metallo prezioso dentro al quale venivano custodite le Tavole della Torà – i due Cherubini, l’uno di fronte all’altro, con le ali stese ad incrociarsi nel mezzo, proteggono il prezioso tesoro.

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L’arca dell’Alleanza

 

Questa posizione (l’uno di fronte all’altro) ha un significato molto profondo nella tradizione cabalistica. Trovarsi invece “schiena contro schiena” esprime non solo uno stato di incomunicabilità, ma anche una posizione di massima difesa nella quale si pongono, per esempio, due persone per difendersi da un attacco esterno, del quale non si conosca la provenienza.

Se Adamo ed Eva non avessero commesso il “peccato originale” che consiste, secondo la Cabalà, nel dividere prima ancora d’aver imparato ad unire, avrebbero trasceso lo stato iniziale “schiena contro schiena” e percorso il sentiero di progressiva riunificazione della componente maschile con quella femminile… ma, come ci racconta la tradizione spirituale, così non accade. Perciò ognuno di noi è chiamato a partecipare attivamente al processo di “rettificazione” del mondo, un processo di riunificazione finalizzato a portare “faccia a faccia” le due polarità fondamentali di tutta l’esistenza. Ciò accade nella misura in cui le due componenti, femminile e maschile, diventano sempre più consapevoli che la loro forza intrinseca ed unificata li rende al sicuro dai pericoli esterni.

Ho trascorso gran parte della mia vita professionale a osservare le coppie sia nella loro dimensione più oscura che nel desiderio reciproco di unirsi e di generare nuovi mondi. Tutto ciò che riguarda l’amore tra un uomo ed una donna è relazionato con le esperienze più estreme della vita e della morte ed è proprio l’intuizione della nostra vulnerabilità rispetto al rischio e alla grandezza dell’esperienza amorosa che gli conferisce l’immenso fascino e tutto il suo significato. Portare faccia a faccia queste due polarità fondamentali dell’esistenza significa, oltre l’affascinante linguaggio cabalistico, più semplicemente aprire il cuore e deporre l’ascia di guerra, significa “arrendersi” ed entrare in una dimensione di complicità rispetto all’Altra metà di noi stessi e di conseguenza rispetto al mondo intero. Gli altri e tutto ciò che ci circonda non saranno più fonte di timore, sospetto, ansia… ma semplicemente compagni di viaggio con i quali condividiamo le gioie ed i pericoli di trovarsi nella stessa barca ed affrontare le tempeste della vita. Solamente un sentimento di intima fiducia, una sottile intesa fra noi e gli altri ci può permettere finalmente di girarci e di guardarci faccia a faccia.

Se penetriamo sempre più intimamente nel mondo dei miti e leggende che hanno dato origine ai nostri più antichi rituali e cerimonie, alcuni dei quali tutt’ora vivi, riusciamo a cogliere l’essenza profonda e la genesi del dramma cosmico, “il dramma della rottura”, o della “separazione tra il Cielo e la Terra”. Da questo dramma e dal conseguente dolore prende forma tutta la nostalgia umana, tutto il rimpianto e l’anelito struggente che ci fa scorgere tutto il bene perduto in fondo agli occhi di chi amiamo.

L’Anima (o Animus), definita da Jung come questa nostra parte perduta (la nostra controparte inconscia) una volta incarnata nel nostro amato/a è colei (o colui) capace di placcare l’ardente nostalgia e insieme alla quale ci sentiamo finalmente “interi”. Nello Zohar, “Il libro dello splendore”, troviamo espressioni e parabole basate sull’amore di coppia e sulla relazione sessuale, considerata come il momento privilegiato in cui compiere la “correzione”.

L’attuale difficoltà dei rapporti tra uomo e donna è la drammatica testimonianza del nostro timore di “sguinzagliare” e non riuscire a contenere tutta l’energia vitale che si attiva quando attingiamo da questo serbatoio di vita interiore. Il “Cantico dei Cantici”, l’espressione più sublime dell’amore tra un uomo ed una donna, contiene il segreto della spiritualizzazione dell’amore sensuale e della sensualizzazione dell’amore spirituale e le istruzioni codificate di come portare la relazione d’amore alla sua massima espressione.

La nostra cultura prevalentemente razionale non offre rituali, miti o modelli di riferimento adeguati ad attivare e contenere l’immensa energia che si sprigiona in ogni “extra-ordinario”, profondo, incontro d’amore: l’incontro tra gli Eterni Maschili e Femminili che vivono in ognuno di noi. Questo tipo di amore, che affonda le sue radici nei recessi più profondi del nostro mondo interiore, è davvero raro e poche persone hanno la fortuna di viverlo. Conosciamo bene le strade battute dall’amore consueto, ma l’amore descritto nel Cantico dei cantici percorre sentieri impervi e varca le frontiere dei territori conosciuti verso una dimensione universale: l’Amore Cosmico che tutto comprende, quell’amore descritto da Dante nell’ultimo verso della Divina Commedia come “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso XXXIII,145) e che racchiude il significato profondo di tutta la sua opera. Anche Albert Einstein, in una lettera che gli fu attribuita a sua figlia Lieserl, afferma, in sintonia con Dante: “vi è una forza estremamente potente per la quale la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale. È una forza che comprende e gestisce tutte le altre, ed è anche dietro qualsiasi fenomeno che opera nell’universo e che non è stato ancora individuato da noi. Questa forza universale è l’Amore”.

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Il bacio, Klimt Gustav (1862-1918)

 

 

 

Per i cabalisti la creazione del mondo e dell’Uomo stesso non è ancora compiuta. Una delle più importanti vie verso il suo compimento passa attraverso il rapporto tra l’uomo e la donna che in alcuni casi diventa una sorta di “crogiolo alchemico” dentro il quale può venire “riparato” anche il macrocosmo. Non dobbiamo mai dimenticare, come ci ricorda il padre della teoria della relatività, che l’esistenza è Una e indivisibile e le singole (apparenti) parti non sarebbero nemmeno concepibili senza considerare la loro connessione con il Tutto. Siamo fatti di cielo, di pioggia, di nuvole e di terra e non possiamo sfuggire da questa “appartenenza”.

Quando l’uomo e la donna raggiungono la più profonda intimità, quando si pongono “faccia a faccia” nel linguaggio cabalistico, il loro reciproco riconoscimento risuona nell’intero cosmo e anche il Cielo e la Terra si uniscono insieme a loro e vibrano all’unisono con tutta la creazione.

Diversamente da quanto possa sembrare, la via dell’amore descritta nel Cantico non è una via da compiere necessariamente in coppia, ma può essere percorribile anche “in solitario” attraverso la connessione con le profondità dell’anima – la nostra controparte sessuale – e l’espressione della sua forza nella nostra vita e nelle nostre relazioni – che non consistono, appunto, solamente nell’amore di coppia, ma anche nell’accudimento, nella collaborazione ad un progetto comune, nell’amicizia, nel rapporto con gli animali o con la natura etc…, nell’arte, nella creatività.

 

Virginia Salles

(www.virginiasalles.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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