LA VIA DELL’AMORE
di Nadav Hadar Crivelli, edito da Psiche2, Torino, febbraio 2013.
Recensione di Virginia Salles
Tra i popoli del deserto vengono utilizzati numerosi termini, l’uno diverso dall’altro, per definire il “dattero”, tale è l’importanza ed il significato di questo frutto dipalma per la loro sopravvivenza, mentre per noi un dattero rimane semplicemente un dattero e niente di più. Lo stesso vale per la neve tra le popolazioni che vivono nelle zone artiche, tanta è la loro familiarità con questo elemento naturale. Se applichiamo lo stesso principio alla Bibbia, in relazione alla ricchezza di parole utilizzate per designare il rapporto fisico uomo-donna, possiamo arrivare a comprendere la grandissima importanza della sessualità nella cultura ebraica. Allo stesso tempo l’etica sessuale biblica ci appare eccessivamente pudica e rigorosa. Quale segreto si cela in questa contraddizione? A questo “segreto” è dedicato il libro “La via dell’amore” di Nadav Hadar Crivelli, edito da Psiche2, Torino, febbraio 2013.
L’unione uomo-donna rappresenta, per l’Autore, il traguardo massimo della vita umana e la più importante delle occasioni per avvicinare e riconciliare tutti gli opposti presenti nell’universo. Questa unione – che non avviene solamente sul piano fisico-emotivo, ma comprende anche gli aspetti concettuali, etici e filosofici dell’esistenza – vale tutti i nostri sforzi e la ricerca “dell’anima gemella” diventa la ricerca stessa del divino in noi. Ogni esperienza vissuta o anche sofferta durante questa via, la via dell’amore – ci ricorda Crivelli – ha un’importanza mistica per chi ne è consapevole, ed è un’insostituibile palestra di evoluzione umana e spirituale. “L’anima gemella” è colei (o colui) che ci rimette “in carreggiata” e ci restituisce l’audacia di vivere, l’impeto e l’ardore necessari a proseguire la ricerca di ciò che può placare la nostra sete esistenziale.
Per i cabalisti la creazione del mondo e dell’Uomo stesso non è ancora compiuta. Una delle più importanti vie verso il suo compimento passa attraverso il rapporto tra l’uomo e la donna, e questodiventa, uno spazio privilegiato di incontro con l’altro lato,ancora velato, dell’esistenza, una sorta di “crogiolo alchemico”: il microcosmo dentro il quale può venire “riparato” anche il macrocosmo. Nel linguaggio simbolico dello Zohar, Il libro dello splendore, troviamo espressioni e parabole basate sull’amore di coppia e sulla relazione sessuale, così magnificamente descritta nel Cantico dei cantici. Quello è il momento privilegiato in cui compiere la “correzione”. Quando l’uomo e la donna raggiungono la più profonda intimità, la loro unione risuona nell’intero cosmo e anche il cielo e la terra si uniscono insieme a loro e vibrano insieme a tutta la creazione.
Da tempi immemorabili poeti, filosofi e mistici hanno tentato di descrivere la via dell’amore nel tentativo di proteggere chi si addentra nei meandri dell’intimità di coppia e allo stesso tempo favorire la profonda trasformazione dell’essere umano che avviene in ambito amoroso. Nelle parole di Crivelli:
Tutt’oggi una grande folla sta attraversando il cuore del mare in ogni momento… Il viaggio nel cuore del mare è l’amore di un uomo per una donna e di una donna per un uomo. Le onde nascono di lì…e in questo mare le onde hanno un nome: paura, rabbia,ansia, gelosia, nostalgia… Certo, l’ideale è di evitare l’affondamento. Eppure, anche se si cade nell’abisso, anche se si è travolti dalle onde, rimane possibile arrivare all’Io divino. Quello è il porto.1
Diversamente da quanto possa sembrare, la via dell’amore descritta da Crivelli non è una via da compiere necessariamente in coppia, perché questa “traversata notturna” verso l’inconscio profondo, come direbbe Jung, può essere percorribile anche “in solitario” attraverso l’attivazione della “costellazione dell’anima gemella”, la nostra dimensione interiore, nei suoi più svariati aspetti: nelle relazioni umane – che non sono, appunto, solamente l’amore di coppia, ma anche l’accudimento, la collaborazione ad un progetto comune, l’amicizia etc… – nel rapporto con gli animali o con la natura, nell’arte, nella creatività.
Tra tutte le polarità dell’universo “uomo-donna” è quella dove gli opposti maggiormente si attraggono, ma è contemporaneamente anche la polarità più difficile da ricongiungere. Nella psicologia junghiana evoluzione della coscienza significaconiunctio oppositorumenella Cabalà l’ ineffabile nome di Dio, il Tetragrammaton, (Yud – Hey – Vav – Hey) è l’espressione del più alto livello possibile d’unificazione di tutti gli opposti.
La ricerca della “principessa perduta” (o del “principe perduto”) è quindi la ricerca della nostra vita, ma anche il tema conduttore dei più bei miti e fiabe dell’umanità. Anche Crivelli ci racconta storie. Storie di incontri fatali, di anime assetate d’amore che si riconoscono e si ritrovano oltre il tempo e lo spazio, storie che si snocciolano attraverso le pagine del libro fino all’apoteosi finale: una festa nuziale. Lui, lo sposo, è l’Ottavo e lei, la sposa, non possiamo capire chi sia, né riconoscerla tra i tanti personaggi femminili del libro. E’ velata! Gli invitati seguono i passi di un’antica danza sacra al suono della musica della sfere e si cibano del Leviatan, il mitico mostro marino descritto nella Bibbia. Lo spazio e il tempo si dilatano e qualcosa di intangibile e misterioso si solleva inaria nel cielo notturno. Un profondo senso di appagamento e gioia ci pervade alla lettura delle ultime pagine del libro, traboccanti d’amore.
E l’Ottavo danzava e volteggiava, luminoso, mentre si recava nell’intimo della sua santa sposa, senza più bruciare come fece il figlio del grande sacerdote. L’Ottavo non brucia, ma risplende!2
La nostra cultura prevalentemente razionale non offre, in occidente particolarmente, miti o modelli di riferimento adeguati ad attivare e contenere l’immensa energia che si sprigiona in ogni “extra-ordinario”, profondo, incontro d’amore: l’incontro tra gli Eterni Maschili e Femminili che vivono in ognuno di noi. Questo tipo di amore archetipico che affonda le sue radici nella nostra dimensione spirituale è davvero raro e poche persone hanno la fortuna di viverlo. Conosciamo bene le strade battute dell’amore consueto, abituale, ma l’amore di cui ci parla Crivelli percorre sentieri impervi e varca le frontiere dei territori conosciuti verso il “senza limiti”. Non si trovano parole per raccontarlo e la scienza non l’ha ancora scoperto in quanto si sottrae ad ogni misura e definizione.
L’attuale difficoltà dei rapporti tra uomo e donna è la drammatica testimonianza di questo difficile accesso alle profondità dell’anima e del nostro timore di “sguinzagliare” e non riuscire a contenere questa potente energia vitale. Occorre coraggio per “cadere in amore” (to fall in love) e trascendere il nostro piccolo io con tutte le sue false identificazioni. L’anima gemella è colei (o colui) capace di attivare in noi tutto il coraggio e l’ardore necessario all’azzardata ricerca di quella parte unica e irrepetibile di noi stessi che contiene il segreto di chi veramente siamo e del nostro progetto esistenziale.
Infatti, come ci descrive Crivelli, il rapporto di coppia rimane un’occasione speciale per operare quella sottile e segreta alchimia, grazie alla quale il fluido animico degli amanti si scambia, arricchendo entrambi di vita e di piacere fisico, affettivo e spirituale. Portare in alto “l’energia del serpente”- il desiderio sessuale – fino al livello del cuore, unire quindi sentimento e passione, era anche lo scopo degli alchimisti (che, come ci racconta Crivelli, spesso lavoravano in coppia) così come del Tantra, una delle più importanti vie iniziatiche orientali.
Tutto ciò che riguarda l’amore tra un uomo ed una donna è relazionato con le esperienze più estreme della vita e della morte ed è proprio l’intuizione della pericolosità, del rischio e della grandezza dell’esperienza amorosa che gli conferisce l’immenso fascino e tutto il suo profondo significato. La trasformazione della materia bruta in oro è un’opus da conseguire prevalentemente in coppia: un assaggio convincente e tangibile di ciò che trascende la vita e la morte e la via privilegiata verso il raggiungimento dell’unità tra l’essere umano e il divino che lo abita. E’ questo, per la Cabalà, il senso profondo di ogni esperienza sessuale.
1 Nadav Hadar Crivelli, La via dell’amore, Psiche2, Torino, 2013, pag 138
Pingback: La Via dell’Amore | Giuseppe Latte Blog