Iansa, Signora dei venti

Iansa, Signora dei venti

di Virginia Salles, Roma

(Estratto)

 

Quando respiriamo “l’invisibile” entra dentro di noi, l’invisibile che ci anima e riempie il nostro “dentro”. Mondo interiore = polmoni: solo lì c’è uno spazio interiore, un posto “vuoto” per cose evanescenti come immagini, affetti, “inspirazioni”.

“Quando arrivi la terra trema. Porti le ombre, le congiunzioni fatali e la voce nera della notte”… Nel mondo dei simboli l’area è spirito e sangue è vita. Quando respiriamo, nel nostro petto spirito e vita si uniscono e si confondono.”Signora del mio sussulto e delle mie paure”… Il petto è il luogo dell’Anima e il luogo del Mistero: è lì che nasce l’amore e la paura di amare.

“Quando arrivi danzano le divinità e tutto è un’alchimia”… Ed è lì che nascono i sogni, l’avventura, il desiderio, la protesta e …la libertà.

Da tempi immemorabili l’uomo ha utilizzato la respirazione, il “soffio vitale” come mezzo di autoesplorazione per facilitare il contatto con il proprio mondo interiore ed indurre profondi cambiamenti nella coscienza. Questi procedimenti o “tecniche respiratorie” variano dall’interferenza drastica sulla fino ai raffinati esercizi delle diverse tradizioni spirituali. Nella sua forma originale il battesimo così come era praticato dagli Esseni consisteva nell’immersione forzata del battezzando nell’acqua, il che lo portava vicino alla morte per soffocamento.

Cambiamenti profondi nella coscienza possono essere prodotti da ambedue gli estremi del tasso respiratorio: iperventilazione o ritenzione prolungata della respirazione. Metodi sofisticati di questo tipo sono riscontrati nella più antica scienza indiana della respirazione: il pranaiama ma anche nel Kundalini yoga, Siddha yoga, pratiche Sufi, meditazione taoista etc…

 

Le parole di Durckhein: “Nella partecipiamo inconsciamente alla Vita più grande”, e quelle di A. Lowen: “Attraverso la diveniamo consapevoli della pulsante vitalità del nostro corpo e sentiamo di essere una sola cosa con tutte le creature pulsanti in un universo pulsante”, sono vicine alla posizione orientale secondo la quale l’Atman, l’individualità, il piccolo spirito contenuto nel nostro petto è in ogni modo identico anzi lo stesso Grande Spirito che sostiene la vita nell’universo. Quest’universalizzazione del singolo ci ricorda alcune riflessioni di Jung che sottolinea l’aspetto terapeutico dell’allargamento della prospettiva individuale verso una dimensione più grande e universale.

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L’esperienza

L’inconscio fa pressione continua sulla coscienza. Uno dei modi di influenzare il livello di energia della personalità è la respirazione, attraverso la quale l’inconscio guadagna forza ed invade la muscolatura allo scopo di muovere la persona verso il desiderio. L’aumento del tasso respiratorio e l’approfondimento della agiscono in opposizione alla rimozione psicologica che significa “restrizione respiratoria”. Le difese psicologiche vengono rallentate permettendo così la liberazione e l’emergenza del materiale inconscio.
Lo scopo principale della terapia esperienziale basata soprattutto sulla è questa attivazione dell’inconscio, la liberazione dell’energia imprigionata nei sintomi, o la loro somatizzazione e la trasformazione di questa energia da un falso equilibrio statico in una corrente dinamica di esperienza.
Durante questo tipo di lavoro risulta evidente che le radici dei disturbi psicologici vanno oltre gli avvenimenti della prima infanzia, vanno oltre l’inconscio individuale. Per questo motivo i modelli psicologici di tipo biografico risultano “stretti” e funzionano da “camicia di forza” concettuale.
Il modello della psiche su cui si fondono gli approcci terapeutici basati nei principi “olotropici” debbono essere amplificati oltre il livello biografico dell’inconscio individuale per includere gli elementi del profondo incontro con la morte e con la nascita (livello perinatale) e i domini transpersonali.
Negli stati non ordinari di coscienza che vengono attivati con la tecnica di terapia olotropica, la psiche umana sembra attingere a “qualcosa” che possiede un’attività terapeutica spontanea. Questo qualcosa viene chiamato da Grof il “guaritore interno” e come una sorta di “radar interiore” è in grado di selezionare il materiale inconscio che in quel determinato momento risulta “terapeutico” e possa essere elaborato dal “respiratore”.

Il ruolo del terapeuta è quello di appoggiare il processo esperienziale con piena fiducia  nel suo potenziale di guarigione senza influenzarlo o manipolarlo e di sostenerlo anche quando non viene compreso immediatamente. Spesso accade che gli “insights” corrispondenti emergono dopo l’esperienza o nelle sedute successive. In alcuni casi la risoluzione del conflitto o del “sintomo” avviene a livello biografico, in altri in relazione con il materiale perinatale o con diversi temi transpersonali.

Dal greco holos = totalità e trepo = volgo in direzione di.

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