ABSTRACT
Mondi invisibili. Frontiere della psicologia transpersonale
Da tempi immemorabili l’uomo ha dato vita a differenti procedure per trascendere la realtà quotidiana, accedere alla dimensione sacra dell’esistenza e veder balenare una scintilla di divino dinanzi ai propri occhi: dagli oracoli classici, agli stati indotti di trance, ai rituali misterici, alle cerimonie sciamaniche, alle varie forme di meditazione, ai riti collettivi. La storia umana, dagli albori della coscienza ad oggi, è la storia di questo rapporto tra l’uomo e la molteplicità dei mondi invisibili.
Nel nostro mondo attuale che predilige gli aspetti razionali della psiche, questa ricerca di ciò che non è percepito dai nostri cinque sensi attraverso stati non ordinari di coscienza, viene spesso guardata con una certa diffidenza, sospetto e a volte con vero e proprio terrore, in quanto fa emergere gli elementi irrazionali e quindi “incontrollabili” della natura umana. In altri tempi o contesti culturali diversi dal nostro questi stati venivano invece considerati una benedizione divina, un dono degli dei ed erano – e sono tuttora – attivamente ricercati con l’utilizzo di vari mezzi di autoesplorazione profonda: “le tecnologie del sacro”. La Psicologia Transpersonale li ripropone in veste moderna, all’interno di una prospettiva psicoterapeutica e di evoluzione della coscienza.
Tutto questo indica che il nostro attuale stato di coscienza non è ancora sufficientemente dispiegato, nel senso che non ha ancora sviluppato tutte le sue potenzialità. Dalla teoria e dalla clinica della Psicologia Transpersonale sono emersi risultati straordinariamente ricchi e fecondi, nel senso di un ampliamento della cartografia dell’inconscio e di una drastica revisione dello stesso concetto di coscienza.
Virginia Salles in “Mondi invisibili, frontiere della psicologia transpersonale” ci accompagna in un viaggio coinvolgente e fascinoso attraverso luoghi della psiche poco conosciuti, un percorso in zone che la cultura scientifica fatica ad integrare: una traversata notturna attraverso le regioni del mito in un itinerario che oscilla tra coscienza quotidiana e stati di coscienza non ordinaria.
I mondi invisibili sono quelli indagati da grandi studiosi contemporanei come Stanislav Grof, Abraham Maslow, fondatori della Psicologia Transpersonale negli Stati Uniti, da un ricercatore come Josè Angelo Gaiarsa, psichiatra e psicoanalista brasiliano ancora poco conosciuto in Italia, ma anche i mondi narrati nelle tradizioni millenarie di ricerca del sacro. Questo affaccio sulle esperienze non ordinarie di tutti i tempi viene messo in relazione con i contributi di C.G. Jung, di Wilhelm Reich, John Perry, Ken Wilber, Alexander Lowen, Massimo Assagioli, Bion e tanti altri, senza dimenticare le esperienze di grandi artisti, che hanno percepito la linea d’ombra che separa il visibile dall’invisibile e sono riusciti ad evocare ciò che è indicibile.
Le teorie di Jung, in particolare il suo “libro Rosso”, sono un punto di partenza per la Psicologia Transpersonale, ma rappresentano anche l’appartenenza professionale di Virginia Salles, formatasi in Italia come analista junghiana. Questo libro è una sintesi del lavoro svolto dall’Autrice e rappresenta il punto di incontro di una lettura a più livelli, integrata nell’orizzonte della Psicologia del Profondo.
Un elemento presente in molti di questi mezzi per raggiungere le profondità dell’anima è la respirazione, vero e proprio ponte tra il visibile e l’invisibile, che da sempre è stata utilizzata come mezzo di autoesplorazione e per indurre profondi cambiamenti nella coscienza: le stesse espressioni che utilizziamo per definire l’aria, l’atmosfera, o la “respirazione” sono usate per descrivere concetti religiosi. Per esempio, in alcune lingue antiche come il greco o il latino le parole aria, vento, soffio, sono le stesse che esprimono idee come Vita, Spirito, Dio.
In certe condizioni il respiro può rappresentare la porta di ingresso verso i mondi invisibili, lo strumento che permette di varcare la soglia e di tornare indietro. Questa reversibilità dell’esperienza ha rappresentato per l’uomo la possibilità del contatto con il divino in condizioni ritualizzate, che permettono l’accesso all’altra dimensione dell’esistenza senza essere distrutti dalla potenza del numen. Per noi moderni questo dio nascosto è il nostro Sé profondo.
Nel testo troveremo ampie parti cliniche, con resoconti di sogni e di esperienze di Respirazione Olotropica. Le narrazioni, a volte incredibili a volte straordinarie ci mostrano come la tendenza fondamentale di questa procedura sia l’integrazione di ciò che è scisso, la ricomposizione della sofferenza in una trama armonica. La tecnica terapeutica proposta da Grof, esposta nei casi
presentati dalla Salles, così come altri metodi utilizzati in ambito transpersonale, sono un vero e proprio viaggio nel Sé: un passaggio attraverso lo Stargate e l’accesso ad una dimensione altra rispetto alla nostra coscienza ordinaria. Una rielaborazione in chiave moderna di antichi mezzi di autoesplorazione esperienziale proposti dalle nostre tradizioni spirituali che hanno come scopo il raggiungimento dello stesso obiettivo: aprire un varco o meglio costruire un ponte tra la nostra identità personale ed il Sé profondo. La percezione che la persona ha, in questi momenti, è che la propria coscienza sa dilatata oltre i confini abituali dell’ego trascendendo i limiti spazio-temporali e aprendosi a dimensioni esistenziali fino a quel momento impensabili. Un intero mondo di elementi bizzarri e di apparenti contraddizioni emerge come da dietro uno sfondo prima impercettibile: eventi del passato personale così come elementi di carattere più universali appartenenti all’inconscio collettivo che vengono spesso descritti con dettagli storicamente accertabili, luci abbaglianti, personaggi mitologici, demoni e divinità. Possiamo identificarci con archetipi o con altri esseri viventi come piante o animali, o percepire eventi al di là del tempo e dello spazio.
Queste esperienze, così difficili da comprendere e da collocare all’interno di una griglia conoscitiva, sono iscrivibili all’interno della struttura postulata dalla fisica dei quanti, teoria che ha annullato molti dei cardini della scienza e della cultura occidentale. Grof sostiene che le ricerche e le evidenze cliniche riscontrate attraverso la respirazione olotropica non possono essere spiegate all’interno della fisica newtoniana. La fisica dei quanti però ci pone essa stessa di fronte a dilemmi e contraddizioni: “Gran parte del modo in cui la fisica quantistica descrive il mondo può sembrare, a prima vista, un nonsense…Tuttavia si può giocare solo a questo gioco. La vecchia meccanica di Newton e dei suoi seguaci non è in grado di dare una qualunque spiegazione degli atomi o di altri microsistemi.” (Gilmore, Alice nel paese dei quanti). La coscienza – con tutte le straordinarie declinazioni che vedremo in questo libro e che possiamo leggere anche nei testi di Grof – sembra configurarsi come un sistema che partecipa di livelli differenti, eterogenei tra loro. Si tratta di un territorio ancora quasi del tutto inesplorato. Potremmo affermare che anche la psiche è ricca di nonsense, proprio come la fisica dei quanti.
Nella storia della psicologia la componente della dimensione soggettiva ha sempre scatenato ondate di critiche ed ora ancora di più la Psicologia Transpersonale, portatrice di mondi invisibili. La storia della psicologia del profondo è strettamente collegata con l’altra dimensione: dal fluido universale invisibile di Mesmer al concetto di “inconscio” di Freud, il quale – dal momento che postulò un luogo, un topos, (l’inconscio appunto) dove si svolgevano, in modo invisibile, i processi psichici – partecipò alla scoperta rivoluzionaria dei “mondi invisibili”. Fu questo, e non la sessualità, la vera causa dell’ostracismo della classe accademica nei confronti della psicoanalisi. I mondi invisibili turbavano la cultura positivista dell’epoca e turbano tutt’ora la nostra coscienza collettiva basata su un paradigma culturale ormai superato. La Psicologia Transpersonale affonda le sue radici nella più moderna visione della scienza (post teoria della relatività) che è in un certo senso inconciliabile con il vecchio paradigma newtoniano-cartesiano sul quale si fonda tutta la psicologia occidentale.
Ciò che caratterizza l’approccio terapeutico transpersonale non è il contenuto ma il contesto in cui si opera. Indipendentemente da quale sia il livello dello “spettro della coscienza” (Wilber), o il “territorio esperienziale” (Grof) sul quale si sta focalizzando il processo terapeutico, il terapeuta transpersonale è consapevole di tutte le possibilità esistenziali ed è disposto a seguire l’analizzando (nell’ambito della Psicologia Transpersonale la parola “paziente” non è utilizzata) sul suo percorso attraverso nuove e più ampie dimensioni esperienziali ogni volta che se ne presenti l’occasione. La figura del terapeuta transpersonale assume allora un significato diverso rispetto allo psicoterapeuta tradizionale, un ruolo più vicino a quello che Jung definisce ‘psicopompo’, colui che accompagna l’analizzando nel viaggio interiore. Nella nostra cultura abbiamo un riferimento fondante per questo: nel percorso che Dante compie attraverso i mondi dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, nel quale il poeta Virgilio è lo psicopompo, la guida che accompagna, sostiene ma non interviene nel processo. Il vero terapeuta è il Sé dell’individuo, secondo Jung l’elemento propulsivo del processo di individuazione. L’Autrice ci mostra come in questi percorsi individuali si manifesti la tendenza della psiche verso l’autoguarigione, come descritto da Jung e Grof, ed è proprio questo aspetto che guida il percorso della Psicoterapia Transpersonale.
Colpiscono profondamente i casi di persone che non avrebbero mai potuto avere un vero accesso ad una psicoterapia classica: prostitute, portatori di dipendenze, outsider. Individui che non solo hanno potuto usufruire di una crescita personale, ma che hanno anche scoperto l’esigenza di spiritualità che si celava dietro i loro sintomi.
La parola spiritualità viene spesso menzionata nel corso del testo, ed è questo uno dei contributi più significativi di questo libro: tutti gli esseri umani, a prescindere dalla presenza o meno di un contesto religioso nella loro vita, possono riconoscere l’esigenza di un rapporto con la dimensione del sacro come esigenza della psiche, senza per questo dover appartenere ad uno schieramento di qualsivoglia tipo.